giovedì 20 dicembre 2012

Zitta mai, eh!?

Ci avrei scommesso. Si, insomma, ho appena anticipato sulla mia pagina facebook che avrei prima o poi scritto un post sul "facebook che vorrei" e fulminea mi è salita la voglia di farlo subito e di dare voce ai miei pensieri.

A  innescare la voglia di dire la mia, l'ennesimo invito (non esagero, il sedicesimo di questa mattinata) a un evento organizzato da non so chi, non ho ben capito dove e nemmeno di cosa si tratti. La volete la mia opinione? Facebook offre un servizio carino per far sapere in modo veloce e pratico cosa succede e dove ai proprio amici, o comunque alle persone potenzialmente interessate, attraverso la creazione di "Eventi" ai quali è possibile invitare i propri amici e poi succede che, come tutte le cose, a fare la differenza sono sempre le persone e la sensibilità con la quale si avvalgono di questi strumenti che facilmente dall' esser divertenti, diventano fastidiosi, invasivi, tendenzialmente pericolosi perché finiscono con lo svilire il concetto di utlità che li ha originati.
Un problema analogo a questo è l'utilizzo arbitrario del tag così come della condivisione sulla timeline di un amico. Accade che spesso io riceva tag interessanti, pertinenti che mi fa davvero piacere ricevere e che non fanno altro che consolidare il "senso di appartenenza" social. Accade però anche che a volte io mi veda taggata o che trovi condivisi in bacheca link che a dir poco ci azzeccano niente con me e mi viene spontaneo chiermi quale sia il ragionamento che ha originato un simile impulso alla condivisione.
Credo che a questo punto si debba fare un passo indietro, per capire quale è la molla che fa scattare questi atteggiamenti che, a mio parere, in entrambi i casi sono collegati al concetto di visibilità.
Fino a qualche anno fa, ricordo che questa era la parola chiave per qualunque azienda volesse sperare di fare la differenza nel mondo del web. Il cruccio di qualunque imprenditore (ok, adesso faccio l'albergatrice per qualche minuto, eh) è sempre stato quello di pensare: ma se l'universo internet è così sconfinato, come farò io a far si che la mia piccola azienda sia visibile? La risposta la cercavamo nelle parole chiave pertinenti, in una indicizzazione che regalasse nuove opportunità mentre imperversava la guerra dei banner e dei pay per click.
Poi è arrivata la rivoluzione dei social e improvvisamente i contenuti sono diventati importanti, al punto che si è cominciato a pensare che anziché focalizzare i nostri sforzi (mai paghi per la verità) per essere visibili, affinché le persone ci raggiungessero, avremmo dovuto inziare a muoverci noi e a crecare quei luoghi dell'online in cui si parlava di noi o di argomenti affini, cercando attraverso l'ascolto, di capire quali fossero le reali esigenze di mercato attraverso i contenuti,  trasformando così il concetto di visibilità in quello di condivisibilità. State attenti a questo passaggio fondamentale: trattasi di rivoluzione culturale bella e buona, destinata a cambiare per sempre il nostro modo di vedere, agire e soprattutto di interagire.
Quello che a me pare di intuire ogni volta che sulla mia timeline fioriscono contenuti lontani da me o che vengo invitata a eventi ai quali (mio malgrado) è evidente che non potrò partecipare, è che si stia ancora pensando alla visibilità e non si sia preso atto della rivoluzione di cui sopra e si stia facendo un utilizzo errato dei social. Ogni volta che mi vedo taggata erroneamente (non me ne vogliano i miei social amici) è come se vedessi spuntare un banner sulla mia timeline e mi rammarico soprattutto perché penso che si stiano mancando importanti opportunità di condivisione che proprio Facebook offre.

Imparare a comunicare attraverso i social, richiede inanzitutto pazienza e una buona dose di serena convinzione. La pazienza ci serve a capire che stiamo seminando e che il frutto, è evidente, non potremo coglierlo domani, mentre la convinzione ci serve ad avere cura del nostro orto, a concimarlo a dovere, nutrendo il terreno con i nostri contenuti e con la nostra creatività.
 Pescando dalla saggezza popolare, potrei azzardare  che, con un pizzico di fortuna, la pazienza e la convinzione di cui sopra, se è vero che ci fanno rinunciare all'uovo oggi, potrebbero regalarci una splendida gallina domani.
E allora, cari amici social, non abbiate paura che le vostre idee e le vostre iniziative non ottengano una alta percentuale di "share":  mantenetevi fiduciosi rispetto alla qualità dei vostri contenuti e scegliete con cura i contatti che, nel riconoscersi nei vostri tag e nelle vostre opportune condivisioni, potranno a loro volta aiutarvi a essere  considerati da un crescente numero di persone a voi destinate.
La vera difficoltà della social-rivoluzione, sta nel capire che a volte basta semplicemente fare di  meno ma mettendoci l'anima :)

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